40 volte London Calling – Qualcuno risponde?

Il vero dato avvilente che emerge dalla situazione britannica odierna è che, alla luce dell’ultima tornata elettorale e dinnanzi allo storico cambiamento apportato dalla Brexit, non esista un movimento artistico di ribellione autentico e dall’impatto creativo straordinario, come accaduto quarant’anni fa, quando nel Regno Unito la situazione economica era sprofondata nel baratro e l’ombra gargantuesca della deregulation sfrenata a marchio Lady di Ferro Margaret Thatcher mise in ginocchio e spremette lacrime e sangue dalle vite di milioni di operai.
In quei giorni bui, durante quella crisi finanziaria prima e di valori poi, in mezzo a quella palude di incertezze, emerse un sostrato culturale dal carattere dirompente, testimone attivo e vittima inquieta di un’epoca: il PUNK .
Ciò non accade soltanto perché le nuove generazioni sono apatiche e abuliche, fin troppo sazie di un falso benessere più propriamente detto “noia patologica”, o perché i sedicenti “adulti” siano figli del consumismo fine a se stesso e risultino ad oggi una classe dirigente ignorante, vuota e becera; e non soltanto perché tutto è diametralmente speculare rispetto al Novecento, laddove la destra conservatrice parla alla “pancia” degli elettori, si rivolge ai poveri dei quartieri male alfabetizzati, propone soluzioni semplici e dozzinali, si scaglia contro nemici ben definibili e prontamente riconoscibili, urla un paio di slogan in grado di essere compresi su qualsiasi piattaforma social, mentre i laburisti dimenticano la classe operaia, si rifugiano negli atenei e nelle sale conferenze, risultano affettati e distanti, distaccati e austeri, chiusi nella loro elitaria magione a dir male di questo e di quello, con una dizione certamente corretta, ma senza sbocchi sul mare, fatto così increscioso agli occhi di chi abita un’Isola.
La soporifera immobilità culturale e artistica britannica è inoltre da attribuirsi alla mancanza di JOE STRUMMER .
No, non è uno scherzo; è un fatto, anche serio.
Il 14 Dicembre del 1979 esce “LONDON CALLING” e il mondo della musica accresce ancor di più la sua dimensione politica e di denuncia sociale.
Possiamo ben dire che raggiunge il suo apice in tale ambito; forse, dico forse, una cronaca del disagio talmente cruda e terribilmente perfetta come il disco dei CLASH è stata eguagliata solo da Fresh Fruit for Rotting Vegetables dei Dead Kennedys, sponda California, USA; un capolavoro del “marcio” partorito dalla mente inarrivabile di Jello Biafra , l’indiscusso Re del Punk, un trono scomodo. improprio e involuto per chi non ha velleità commerciali, da condividere solo con Strummer.
Ma qui parliamo di quei periodi, quelle “Sezioni Auree”, i “tempi maturi” in cui dovunque nel mondo ci svegliamo ed affrontiamo cambiamenti epocali con occhi aperti e una sensibilità comune e condivisa, tanto dirompente da scatenare un effetto farfalla, un’onda che si propaga e sviluppa talenti artistici e visionarie correnti intellettuali qua e là sparse nel globo contemporaneamente, l’una all’insaputa dell’altra, dando vita alla vera magia umana: la rivoluzione.
Non quella coi forconi e la guerriglia, bensì il moto naturale con cui tutto si trasforma e rende ancora questo mondo un posto, se vogliamo, meraviglioso.

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