Mayy Ziyadah – Questa sconosciuta

Oggi è la Giornata Mondiale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza; una ricorrenza decisamente importante, in un mondo dominato dal machismo sessita.
Ma il grave problema che emerge è, come sempre, l’ignoranza. E’ questa condizione che, vera pandemia del terzo millennio, crea i presupposti per il maschilismo, il razzismo, l’omofobia, la violenza e quant’altro renda necessario istituire una Giornata Mondiale di qualsiasi cosa differisca dall’ordinario, poiché tutto ciò che è classificato come “diverso” porta sempre con sé una grande sequenza di vittime e battaglie che, in un mondo realmente egualitario, non sarebbero affatto necessarie.
E invece no; nel 2020, come abbiamo scritto fino alla nausea, resiste un medioevo emotivo che pone il neurone dell’uomo in una costante regressione, fino a farlo tornare l’incosciente spermatozoo che è stato in origine.
Questa dolorosa afflizione sociale colpisce anche le minoranze stesse.
Già, esse non sono esenti dall’ignoranza solo perché “dall’altra parte”, sarebbe troppo facile. Ed ecco una schiera di arroganti, urlatori professionisti, beceri oltranzisti che si trasformano in hooligans a sostegno di questa o quella causa, in potenza giustissima, rendendosi così tra i principali artefici di quell’emarginazione che patiscono e che poi andrà necessariamente a gravare su coloro che invece sono reali vittime ed hanno tutte le ragioni di battagliare attivamente.
L’ho detto che è una pandemia e che quindi non risparmia nessuno.
Ebbene, le lacune e la mancanza di conoscenza sono un sintomo ben evidente di questo male e oggi, oltre ad essere la Giornata che celebra donne e ragazze nel mondo della scienza, ricorre anche la nascita di Mayy Ziyade.
Chi è, direte voi?
Trattasi della più grande esponente del femminismo e della Nahda, il riformismo arabo del Novecento.
Nata a Nazareth, in Palestina – una curiosa coincidenza che però ben si adagia sulle forme della sua vita – principalmente Mayy Ziyade era una scrittrice; una bravissima, straordinaria scrittrice. Le sue parole sono seta intessuta finemente da mani esperte e sapienti, dai colori purissimi ottenuti dai più rari ed esotici pigmenti.
Cristiana-maronita di origine, la sua parte nel riformismo arabo andò ben oltre i confini religiosi, arrivando a musulmani, copti, cattolici e diramandosi infine nel resto del mondo, aldilà della spiritualità e della cultura del suo popolo.
Ma la cifra poetica di questa donna unica è da ricercarsi nel suo pensiero, nelle sue convinzioni, nelle sue idee così progressiste, così unanimi, così globali, da aver superato l’enorme “questione araba”, di cui ad ogni modo è stata eccezionale riformista, arrivando al femminismo globale di inizio Secolo, per intenderci, quello che ha portato le donne in occidente ad ottenere il voto, i diritti del lavoro, usando una sola parola: l’emancipazione.
Mayy Ziyade ha sostenuto – rischiando la vita, costretta all’esilio, finendo addirittura legata ad un letto dentro ad un ospedale psichiatrico -l’emancipazione femminile all’interno di un sistema culturale dei più retrogradi in termini di condizione della donna.
Anche se ha operato tra i confini del suo Paese, il Libano, all’epoca una provincia tra le più “moderne” e “libertine” dell’Impero Ottomano, questa immensa figura ha dovuto porsi in un ambiente che oggi è con tutta probabilità inimmaginabile.
Non possiamo comprendere in alcun modo quella che doveva essere la condizione del genere femminile nel mondo arabo dei primi del Novecento, anche se in Libano vigeva una certa tolleranza, anche se parte della comunità maronita e non musulmana, anche se sostenuta da molti intellettuali europei e americani, anche se era famosa, anche se tutta la realtà araba del tempo era scossa dal tramonto dell’Impero Ottomano e dal riformismo culturale e religioso.
Ecco perché è necessario conoscere l’opera di Mayy Ziyade.
Lei, che fu la più grande confidente e amica di Gibran: il pensatore più luminoso, quasi messianico, del riformismo arabo, il suo culmine, la sua più grande creatura.
Gibran ha sconvolto le anime di milioni persone, scuotendo le radici del pensiero spirituale e della ragione più pura e Mayy Ziyade ha scritto le regole dell’emancipazione, il respiro dell’anima femminile nella sua forma originaria, nel suo disegno divino, in risposta alla mancanza di ideali occidentali e all’oscurantismo arabo. C’è tutto in lei. C’è anche di più.
Ed oggi tutti, donne e uomini, abbiamo il dovere di conoscere e comprendere il messaggio di Mayy Ziyade, al fine di rendere la nostra Terra un luogo meno buio, sconfiggendo l’ignoranza, origine di tutto il marciume generato dalle differenze.

Leggete questo passo, questa splendida poesia; che sia adottata come inno del femminismo universale .

Riecheggia nel mio cuore una parola,
più splendente della primavera,
più duratura della terra,
una parola che suggella il passato e vincola il futuro, una sola parola che è incitamento, scopo e mezzo, una parola profonda come la vita:
libertà.

Mayy Ziyade
(Nazareth, 11 Febbraio 1886 – Il Cairo, 17 Ottobre 1941)

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